ASCESA LEONE II
"Riteniamo necessario illustrare come un imperatore è creato da un altro
imperatore. Sotto Leone di divina sorte Leone il giovane, che era cesare, divenne imperatore. Leone di divina sorte, che era suo zio, si ammalò infatti di una malattia incurabile e fu pregato di creare imperatore il cesare. Il quindicesimo giorno prima delle calende di dicembre, sotto il
consolato di Leone il giovane, quando era magister Eusebio, convennero nell’ippodromo il popolo e gli ambasciatori (ve ne eranoparecchi e di varie nazionalità) e tutti i soldati con le insegne nello stama e gridarono – il popolo in greco, i soldati in latino – invitando l’imperatore a mostrarsi. Arrivò quindi l’imperatore accompagnato dal senato.
Il cesare rimase dentro, nel triklinos in cui l’imperatore riceve i senatori, e con lui era Acacio l’archiepiscopo della città. L’imperatore si dispose in piedi dinanzi al trono e in questa posizione cominciò a parlare ai soldati e al popolo ma tutti gridarono: «Ti preghiamo di sedere». Egli ringraziò il popolo salutando benevolmente e si sedette. Il popolo gridò
«Auguste» e di nuovo sorsero molte voci che lo pregavano di incoronare l’imperatore e molti voti per questo ed egli promise di incoronarlo.
Gridarono quindi che inviasse il magister e i patrizi a prendere il cesare.
L’imperatore ordinò al magister e ad alcuni patrizi di andarlo a prendere e questi tornarono con il cesare, che disposero a sinistra dell’imperatore, e con il vescovo che si fermò a destradell’imperatore e fece una preghiera, al termine della quale tutti dissero «amen». Il preposito diede una corona all’imperatore e questi la pose in capo al cesare che fu acclamato per tre volte: «felicemente, felicemente, felicemente».
L’episcopo se ne andò e l’imperatore Leone si sedette. Il giovane Leone salutò il popolo e tutti gridarono: «Auguste». Vennero poi il prefettosalutò il popolo e tutti gridarono: «Auguste». Vennero poi il prefetto cittadino, da sinistra, e il senato e gli offrirono un modiolon (cioè una corona) d’oro34, secondo la consuetudine. L’imperatore, ricevutala, parlò ai soldati promettendo di dare ad ognuno, come d’uso, cinquenomismata e una libbra d'argento a titolo di augustiatika".
Pietro Patrizio, Sulla scienza politica, 94. (in CONSTANTINI PORPHYROGENITI de cerimoniis aulae byzantinae, I, a cura di I. I. Reiske, Bonn
1829).